Il rigetto dopo trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche


Published: June 23, 2009
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Introduzione Per rigetto dopo trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (CSE) si definisce l’assenza di iniziale attecchimento (graft failure primario) o lo sviluppo di pancitopenia nel sangue periferico (SP) ed aplasia del midollo osseo (MO) dopo iniziale attecchimento (graft failure secondario) dovuti a mecca-nismi immuno-mediati. L’incidenza è <0,1% tra i riceventi trapianto HLA-identico non T-depleto dopo condizionamento mieloablativo e varia tra il 3 ed il 30% nei riceventi trapianto allogenico differente (HLA-mismatched, T-depleto, non mieloablativo). La diagnosi può essere difficoltosa poiché il fallimento dell’attecchimento può essere causato anche da tossicità farmacologica e alcune infezioni virali. L’individuazione di cellule T del ricevente attraverso la caratterizzazione del chimerismo in caso di fallimento dell’attecchimento può essere interpretata come indicativa di rigetto del trapianto. La prognosi è solitamente infausta. Gli interventi terapeutici possono consistere in un incremento della immunosoppressione, in un incremento dell’alloreattività mediante immunoterapia adottiva (infusione di linfociti del donatore) ed infine in un’addizionale infusione di CSE del donatore dopo terapia immuno-cito-riduttiva (retrapianto). In particolare, il rinnovato interesse per quest’ultimo tipo di approccio terapeutico, motivato dall’aumentato rischio di rigetto osservato nei trapianti a condizionamento non mieloablativo, ha prodotto negli ultimi anni numerose pubblicazioni relative a casistiche limitate di retrapianti condizionati con regimi non mieloablativi dopo rigetto primario o secondario.1-4 Va oltre lo scopo di questa review focalizzare sui dati di immunologia di base ottenuti dal modello murino che hanno consentito di comprendere dettagliatamente molti dei meccanismi molecolari e cellulari alla base del rigetto di allotrapianti sia d’organo e tessuto che di CSE, e che pure rappresentano il background per un futuro impiego razionale nell’uomo dei condizionamenti cosiddetti immunologici, basati sull’infusione dopo terapia non mieloablativa di popolazioni cellulari selezionate. Basti qui ricordare che attualmente l’interesse dei trapiantologi verte sulla applicabilità clinica di terapie cellulari basate sull’infusione di cellule natural killer (NK) del donatore con alloreattività donatore-versus- ricevente,5 di cellule staminali mesenchimali del donatore con attività immunosoppressiva,6 e di cellule T CD4+ CD25+ regolatorie del donatore o del ricevente.7-9

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Mengarelli, A., & Arcese, W. (2009). Il rigetto dopo trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche. Hematology Meeting Reports (formerly Haematologica Reports), 2(6). https://doi.org/10.4081/hmr.v2i6.766

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