La diagnosi psicodinamica in un"ottica contemporanea


Pubblicato: 31 dicembre 2011
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I più diffusi manuali di classificazione diagnostica come l'International Classification of Diseases (ICD; vedi World Health Organization, OMS, 1992) e il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM; vedi American Psychiatric Association, APA, 2000), nelle loro varie edizioni, si fondano su un approccio alla psicopatologia descrittivo, ateorico e sostanzialmente symptom-behavior oriented. Questa impostazione ha suscitato nei clinici di formazione dinamica reazioni diverse: disinteresse, insoddisfazione, diffidenza, ostilità. La recente comparsa di procedure di valutazione e manuali diagnostici di ispirazione psicodinamica, ma ben ancorati alla ricerca empirica, quali la Shedler-Westen Assessment Procedure-200 (SWAP-200; Westen, Shedler, 1999a,b; Westen, Shedler, Lingiardi, 2003) e il Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM; PDM Task Force, 2006) ha promosso una "rivoluzione culturale" nella comunità dei professionisti della salute mentale, valorizzando un approccio alla diagnosi più vicino alla pratica clinica e più compatibile con interventi di tipo psicoterapeutico. Dove la diagnosi non è solo un"etichetta, ma anche un processo valutativo capace di ricondurre il sintomo al contesto di personalità e a un trattamento a misura di paziente.


Lingiardi, V., & Tanzilli, A. (2011). La diagnosi psicodinamica in un"ottica contemporanea. Ricerca Psicoanalitica, 22(3), 9–31. https://doi.org/10.4081/rp.2011.438

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